2022-10-05

 LISSEZ CELINE



Quell'estate del 1964, appena ventenne, arrivai a Parigi. Un frastuono di libertà (svuotandomi) mi colpì in faccia. Era bello non sentirsi uno straniero in quella città. Sulle pareti del tunnel della metropolitana c'era un dipinto francese "Lissez Celine". Trovai lavoro in rue de la Pompe e ogni mattina quando prendevo la metropolitana all'alba mi imbattevo in quel poster mentre le radio trasmettevano canzoni di Gilbert Becaud. ne ricordo uno:


parigi s'eveille


J'ai pas sommeil


Andò a lavorare nelle fabbriche del banlieu e parlò con gli operai, molti dei quali emigrati spagnoli dalla guerra civile. Ho guadagnato i miei primi soldi e con i risparmi ho comprato ogni giorno un libro Gallimard della collezione livre de poche che valeva due grancos. Tengo tutti quei messaggi in un cassetto. "lettere dal mio mulino", "La Nauseé" e tutte le opere di André Gide e ora che Lissez Celine ad echeggia nella mia memoria. Ho comprato il romanzo di Celine ma non l'ho capito. Ha messo parole che il dizionario non ha portato. Puro gergo. Slang dinamico e quando un parigino "inizia un bavarder comme ça! È difficile da seguire. Sembrano cantare, ma non stanno con te.


Con i miei primi tentativi letterari arrivarono gli incipienti amori. Avevo una ragazza irlandese. Molto cattolico.


L'accompagnavo tutte le domeniche alla messa a Notre Dame ma lei si rifiutava di venire a letto con me perché diceva "è un peccato" (è un peccato) ma mi permetteva di baciarla e bruciarla quanto volevo senza raggiungerla il finale.


Una volta ho fatto l'occhiolino a una donna di colore e si è scoperto che era la moglie di un musulmano. Un pomeriggio mi sono ritrovata a uscire dal ristorante con un uomo di colore alto più di due metri e pesava cento chili che mi ha detto:


- Vado a craser la tête


Sì, ho letto Celine a singhiozzo o almeno ci ho provato. Il nero geloso non mi ha rotto la testa Quindi in quell'Europa libera, disinteressata e senza legge non era sorta la morbosità dell'antisemitismo. Si trattava di dimenticare gli orrori della guerra mondiale e molti giovani come me non sapevano che Celine era stata incarcerata come collaboratrice.


Ora, nel suo Viaggio verso la fine della notte non parla mai male degli ebrei. Ciò che fa emergere la sua difesa dei poveri e degli sfavoriti era sempre con quelli di sotto e come medico dispensava assistenza sanitaria gratuita ai diseredati dalla fortuna a Parigi. La sua prosa è come un guinzaglio che mette a disposizione del lettore tutto il gergo degli inferi con quel tono cantilenante e buffonesco del parigino. Nonostante abbia criticato il sistema, amava la Francia.


Fu un combattente decorato con la Legion d'Onore nella prima guerra mondiale. Una bomba ha danneggiato l'articolazione di un braccio e le sue orecchie hanno ronzato per tutta la vita. Lissez Céline. Vivi la Francia. La sua memoria arriva avvolta nei ricordi delle canzoni di BECAUD, Aznavour e Brassens. La sua prosa è come una macchina del cazzo precisa e vigorosa, non adatta a palati delicati. "La nostra vita è un viaggio invernale e infernale guardando il cielo dove le stelle non brillano più




05/10/22

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